Il tumore al seno

Che cos’è

E’ una formazione di tessuto costituito da cellule che crescono in modo incontrollato e anomalo all’interno della ghiandola mammaria.
Il tumore, in stadio iniziale, è confinato alla struttura ghiandolare e presenta dimensioni inferiori a 1 centimetro (Stadio 1).
Il carcinoma può in seguito diffondersi e infiltrare le strutture immediatamente circostanti (Stadio 2), estendersi ai tessuti sottostanti della parete toracica (Stadio 3) o a altri organi (Stadio 4, metastatico).
Esistono inoltre diversi tipi di cancro della mammella con caratteristiche anatomo-patologiche e biologiche diverse.

1
STADIO 1
tumore
non invasivo <1cm
2
STADIO 2
tumore diffuso
strutture circostanti
3
STADIO 3
tumore esteso
ai tessuti sottostanti
4
STADIO 4
tumore esteso
ad altri organi

I numeri della malattia

In Italia si registrano ogni anno oltre 55.000 nuovi casi di carcinoma mammario che rappresenta la neoplasia più frequentemente diagnosticata nelle donne.
La sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi, indipendentemente da altre patologie, è in moderato e costante aumento da molti anni. Si attesta all’88% mentre era solo del 78% nei primissimi anni 90.
Questo risultato è merito delle diagnosi sempre più precoci (anche grazie ai programmi di screening) e al miglioramento delle cure.
In totale nel nostro Paese vivono più di 834mila donne con questa malattia e il tasso di guarigione si attesta al 66%.

Sintomi e diagnosi

Gonfiore o ispessimento nella mammella o nell’area ascellare, solitamente palpabile, è di solito il primo segnale della malattia.
Le altre avvisaglie sono:

  • cambiamenti dell’aspetto del seno (increspature o irritazione della pelle);
  • cambiamenti nella dimensione e forma della mammella;
  • alterazione, ritrazione, dolore e fragilità del capezzolo o dell’areola e presenza di secrezione.

Dopo la mammografia, l’esame citologico o ago aspirato è in grado di differenziare le lesioni benigne da quelle maligne nel 95% dei casi.
Con la biopsia si arriva ad una diagnosi quasi sempre certa.

Fattori di rischio

Il rischio di ammalarsi aumenta con l’avanzare dell’età. La curva di incidenza cresce esponenzialmente fino all’età della menopausa (intorno a 50-55 anni) quindi rallenta per poi riprendere a salire dopo i 60 anni.

La ricerca scientifica ha poi identificato altre cause:

  • Fattori riproduttivi: una lunga durata del periodo fertile (con un menarca precoce e una menopausa tardiva); la nulliparità; una prima gravidanza a termine dopo i 30 anni e il mancato allattamento al seno
  • Fattori ormonali: incremento del rischio nelle donne che assumono terapia ormonale sostitutiva durante la menopausa; aumentato rischio per chi assume contraccettivi orali
  • Fattori dietetici e metabolici: l’elevato consumo di alcol e di grassi animali e il basso consumo di fibre vegetali; scarsa attività fisica; diete ipercaloriche (ricche di grassi e carboidrati semplici)
  • Pregressa radioterapia: a livello toracico e specialmente se prima dei 30 anni d’età
  • Familiarità ed ereditarietà: il 5%-7% dei carcinomi mammari risulta legato a fattori ereditari, 1/4 dei quali determinati dalla mutazione di due geni, BRCA 1 e/o BRCA 2. Nelle donne portatrici di mutazioni del gene BRCA 1, il rischio di ammalarsi nel corso della vita di carcinoma mammario è pari al 65%. Nelle donne con mutazioni del gene BRCA 2 pari al 40%.
  • Fumo: le sigarette rappresentano un grosso pericolo per l’intero organismo femminile. Contengono oltre 4.000 sostanze tossiche che favoriscono l’insorgenza di molte malattie e nel 30% di tutti i casi di cancro

Le principali terapie

Chirurgia
E’ un trattamento che ha compiuto progressi notevolissimi, passando dai primi interventi mutilanti a quelli cosiddetti “conservativi”, ovvero che mirano a eliminare solo la massa tumorale preservando il più possibile i piani muscolari. è l’opzione terapeutica principale quando il tumore non si è ancora diffuso ad altre strutture o organi, e si può attuare in combinazione con radioterapia o chemioterapia.

Radioterapia
Attraverso radiazioni ad alta energia si distruggono le cellule tumorali cercando di non danneggiare i tessuti sani. Viene effettuata solitamente dopo l’operazione chirurgica, ma è possibile che venga effettuata già durante l’intervento. La radioterapia si protrae generalmente per 5 o 6 settimane, con brevi applicazioni, ripetute per 5 giorni consecutivi.

Chemioterapia
Si basa sulla somministrazione di farmaci in grado di impedire la divisione e la riproduzione delle cellule tumorali. Può essere:

  • neoadiuvante: quando viene somministrata prima dell’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni e l’aggressività della neoplasia;
  • adiuvante: quando è effettuata dopo l’intervento, per eliminare eventuali cellule tumorali residue. Nella malattia avanzata, ovvero diffusa oltre la mammella anche in altri organi, la chemioterapia può ridurre eventuali sintomi e prolungare la sopravvivenza. Con la finalità di ridurre la possibilità di recidive locali viene eseguita la radioterapia post-chirurgica.

Ormonoterapia
Viene somministrata a pazienti che presentano recettori ormonali nelle cellule del tumore. Consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività degli ormoni estrogeni (sono coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di almeno un terzo dei tumori mammari). La possibilità di essere sottoposte alla terapia ormonale dipende dalla presenza di recettori estrogenici e/o progestinici sulle cellule tumorali.

Terapie mirate
Sono definite anche terapie biologiche e vengono indirizzate contro le vie che controllano la crescita e la diffusione del cancro, modulando specifici processi molecolari e cellulari che partecipano allo sviluppo e alla progressione della malattia. Il 20% dei carcinomi mammari presenta alti livelli di un recettore chiamato HER2 (sono perciò definiti HER-2 positivi). Nel caso di tumore della mammella che presenta un’aumentata espressione di HER2, è oggi disponibile un anticorpo monoclonale specifico.