La prevenzione secondaria

Si pone l’obiettivo di diagnosticare un tumore del seno in uno stadio precoce, quando il trattamento può essere più efficace e molto più elevata la possibilità di guarigione.

L’autopalpazione

È un esame che la donna può effettuare da sola a casa. Permette di scoprire il tumore del seno quando è ancora molto piccolo. Questo semplice gesto può essere salva-vita: basta posizionarsi davanti allo specchio ed esaminare le mammelle.

Le braccia vanno alzate, le mani portate dietro il capo e strette una nell’altra. La palpazione del seno sinistro deve essere svolta con la mano destra (piatta con le dita unite) con movimenti circolari (che coprono tutta la superficie del seno) andando dall’esterno verso l’interno fino ad arrivare all’areola e al capezzolo. Va esaminato sempre anche il cavo ascellare.

Durante l’esame è necessario prestare attenzione a:

  • cambiamenti di forma e dimensioni di uno o entrambi i seni
  • comparsa di noduli nel seno o nella zona ascellare
  • secrezioni dai capezzoli
  • alterazioni della cute del seno (avvallamenti, ispessimenti o arrossamenti)

L’autopalpazione del seno va effettuata ogni mese a partire dai 20 anni, meglio se nella prima o seconda settimana dalla fine del ciclo mestruale. Eventuali anomalie vanno subito segnalate al proprio medico di fiducia. L’autopalpazione è un primo strumento di prevenzione del tumore del seno, ma da sola non è sufficiente. Deve essere abbinata, a partire dai 50 anni (o anche prima in caso di familiarità o alterazioni), ad esami strumentali più precisi come la mammografia.

Lo screening mammografico

La mammografia è un esame radiologico che non evita lo sviluppo della malattia ma permette di individuarla quando è ancora ai primissimi stadi. Grazie a questo test, il 25% dei tumori diagnosticati ha dimensioni inferiori ai 2 centimetri. Ben il 70-80% delle neoplasie scoperte durante lo screening ha, infatti, buone possibilità di essere trattato con successo. Numerosi studi hanno dimostrato come lo screening mammografico possa ridurre la mortalità da carcinoma mammario e aumentare le opzioni terapeutiche. La diffusione su larga scala in Italia dalla seconda metà degli anni ’90 dei programmi di screening mammografico con aumento del numero di diagnosi di forme in stadio iniziale ha contribuito, unitamente ai progressi terapeutici e alla diffusione della terapia sistemica adiuvante, alla costante riduzione della mortalità per carcinoma mammario rilevata dalla fine degli anni ‘80 e degli interventi di mastectomia, con una modesta e del tutto accettabile quota di overdiagnosis.

Nei programmi di screening, la mammografia con cadenza biennale è indicata in tutte le donne dai 45-50 ai 69 anni d’età. Nelle donne ad alto rischio per importante storia familiare di carcinoma mammario o per la presenza di mutazione di BRCA 1 e/o BRCA 2, i controlli mammografici dovrebbero essere iniziati all’età di 25 anni o 10 anni prima dell’età di insorgenza del tumore nel familiare più giovane, nonostante la bassa sensibilità della mammografia in questa popolazione. La risonanza magnetica mammaria annuale è raccomandata, in aggiunta alla mammografia annuale, per le pazienti con mutazione di BRCA 1 e/o BRCA 2.